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| Premio Volturno Morani |
Criteri di valutazione delle opere selezionate ed esposte da parte della Giuria  La Giuria del Premio Internazionale “Volturno Morani” riunitasi presso Castello di Mirandola, sede espositiva delle venti opere selezionate e relative al seguente tema: “Il tema biblico della Trasfigurazione nella coscienza pittorica attuale. Il racconto della trasfigurazione di Gesù occupa nei tre vangeli sinottici una posizione centrale decisiva (Mt 17,1-8; Mc 9,2-10; Lc 9,28-36). Uno squarcio nel velo di tenebra in cui si dibatte il cuore dell’uomo: ed ecco il vero volto di Gesù lasciarci intravedere un segno del suo splendore. Non soltanto i tre apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni diventano testimoni oculari del mistero di questa sua divina ed umana Bellezza. Da venti secoli, a partire dai grandi artisti del passato, anche il linguaggio della la pittura si è fatta strumento di tobarica rivelazione. Cosicché alzare il velo sul volto del divino, inseguendo, intuendo prefigurando e manifestando almeno un barlume della sua segreta identità e del suo Regno d’Amore”. Dopo un collegiale e attento esame delle opere presentate, all'unanimità, ha deciso d'adottare quale metro di giudizio e valutazione i seguenti criteri: a) Le intrinseche qualità pittoriche raggiunte: qualità formali, tecniche e linguistico - espressive. b) L’originalità della “visione”, anche rispetto alla tradizione iconologica più consolidata. c) L’aderenza al tema proposto. d) Presenza e intensità del senso del sacro. Ogni giurato ha quindi scelto e fornito tre nominativi fra quelli che riteneva essere più degni di menzione, attribuendo loro un voto che andava da 1 a 3. Aggiunto quindi il responso espresso dalla giuria popolare (formato dai voti dei visitatori) si perveniva alla graduatoria conclusiva (come da verbale finale) secondo la quale risultavano nell’ordine come primi due classificati: GIULIA HUOBER e ALEX FOLLA. La giuria, in fine, giudicando entrambe le loro opere di notevole interesse sia formale che simbolico ed entrambe meritevoli d’essere parimenti valutate, decideva di dividere il premio in palio in un “ex-aequo”, con le seguenti motivazioni.  GIULIA HUOBER, Trasfigurazione. “Questa sua Trasfigurazione s’impone per notevole novità d’impianto figurale, per un assai quanto viva modulazione cromatica giocata su sofferte sonorità di bruni, per l’incisività della visione scandita su due piani nettamente contrapposti. Lo sfondo, il monte Tabor immaginato è quello d’una quotidiana Gerusalemme celeste in divenire: emblema di tutta lo sforzo umano che s’innalza eppur perisce, lasciando dietro se soltanto apparenti rovine. In basso, modellate con sapiente sobrietà, giacciono le figure dei tre apostoli incapaci di cogliere il senso d’un amore che comunque si disvela. Soltanto uno di loro intravede il miracolo su, il alto, il compiersi del miracolo. Più che circonfuso di luce, il bellissimo volto del Cristo benedicente, ci appare piuttosto circonfuso di pietà verso il nostro soffrire. Ai suoi lati, lo baciano Mosé ed Elia, come a voler chiudere quel cerchio di comunione capace di accoglierci nel suo abbraccio. ALEX FOLLA, Trasfigurazione. Una visione giocata anch’essa tradizionalmente su due piani. In basso l’oscurità di chi non sa percepire il divino nel quale siamo comunque e sempre immersi; il alto quelli che già hanno avuto la grazia di scorgerne la bellezza, la potenza e la legge: Mosé ed Elia. Alzano il sudario, la benda, il lenzuolo che - in una sorgente di luce abbagliante - rivela e nasconde il Cristo nello splendore inguardabile della sua nudità. Classica è la scansione ritmica della visione, contrastata fra notte e giorno, buoi e luce, secondo sonorità caravaggesche. Viviano nell’opacità, nell’incolore, nel freddo del disamore: finché un commino rosso vivo non ci attrae verso l’alto, non ci ravviva il cuore rivelandoci un piano più elevato d’amore e di divina conoscenza.
Il Presidente della Giuria Tecnica
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